gis-300x209.png

E’ oramai inevitabile che durante la fase di progettazione ci si imbatta in termini quali: georeferenziazione, coordinate geografiche, shapefile, KML, WGS84, GIS, etc.

Due sono le principali esigenze. La prima consiste nell’importazione della geometria della rete direttamente da sistemi come Google Maps/Gloogle Earth, Bings, etc., che, con le loro diverse visualizzazioni su mappa, consentono, in via preliminare, di tracciare elementi grafici puntuali, lineari o poligonali, ubicandoli sulla mappa e successivamente di esportare il contenuto in file con diverso formato. La seconda invece si verifica quando ci si imbatte nel WebGis o Gis Desktop di un ente o di una società di servizi e si ha la possibilità di ottenere in automatico la geometria della rete in un ben definito formato gis.

In entrambi i casi si avranno a disposizione uno o più file contenenti informazioni sulla geometria della rete, che potrà essere importata direttamente nell’ambiente di progettazione di EdilStudio Idraulica – Fognature.

Nel primo caso, quando ci si trova in Google Maps, oppure in un sistema equivalente, occorrerà utilizzare gli strumenti GIS presenti nell’editor delle mappe (vi si accede da voci del tipo “le mie mappe” o “i miei luoghi”). Tra gli strumenti vi è senz’altro quello che consente di tracciare una multilinea ovvero una successione di linee (la classica polilinea presente in ogni cad), che ci consentirà di descrivere le condotte presenti parallelamente agli assi stradali riconoscibili agevolmente sulla mappa.

Se si avrà cura di tracciare un elemento multilinea per ogni tratto di condotta e si starà attenti a collegare con precisione gli estremi delle condotte, si potranno inserire reti, anche molto estese, in modo spedito, al limite raggruppando gli elementi in file differenti. Infatti gli editor GIS presenti in questi strumenti consentono di memorizzare elementi per gruppi in cartelline e successivamente esportare tali elementi in file nel formato KML o KMZ.

Fognature è in grado di importare un file KML con diverse possibilità di opzioni.

Fognature ha anche una funzionalità avanzata web per consentire all’utente di effettuare il tracciamento utilizzando esclusivamente strumenti del proprio ambiente.

Nel secondo caso, in presenza di uno strumento GIS con la rete già memorizzata, è sufficiente chiedere all’amministratore del GIS una esportazione in file di formato KML o Shapefile in modo che Fognature sarà in grado di importarlo correttamente.

In questo caso però, poiché la geometria è stata inserita da terzi, occorrerà senza alcun dubbio utilizzare le opzioni del convertitore per eseguire il mapping con gli elementi del modello del software Fognature.

Dati vettoriali e raster

Spesso si fa riferimento a dati vettoriali e dati raster. E’ importante conoscerne le differenze e l’uso applicativo.

Il dato vettoriale è adatto e ideale per rappresentare elementi geometrici caratterizzati da geometria e posizione precisa e pertanto è alla base di tutti i sistemi cad. Possono essere:

  • Compilati da foto aeree
  • Raccolti dai ricevitori GPS
  • Digitalizzati da mappe cartacee che sono state preventivamente scanzionate e georeferenziate
  • Disegnati digitalizzando direttamente a schermo sulla base topografica
  • Isoipse derivate da triangolazione
  • Riprodotti da rilevamenti sul terreno
  • Importati da file di scambio vettoriali da CAD (formato *.dwg,*.dxf)

Sono, ad esempio, vettoriali i formati: dwg, dxf, shapefile, KML, ecc.

In un formato vettoriale vengono memorizzati gli elementi geometrici con le loro coordinate.

In un formato vettoriale una singola linea è memorizzata con le coordinate dei suoi estremi. Quindi il disegno non “sgranerà” mai a qualsiasi scala verrà rappresentato.

Il dato raster è adatto alla rappresentazione di immagini e elementi continui caratterizzati da una variazione graduale dell’attributo, mentre è assolutamente inadatto per disegnare elementi lineari e puntiformi.

Possono essere:

  • Fotografie aeree
  • Immagini da satellite
  • Griglie a maglia regolare convertite da triangolazioni
  • Rasterizzati da dati vettoriali
  • Scansionati da foto

Sono, ad esempio, raster i formati: tiff, jpg, bmp, ecc.

In un formato raster vengono memorizzati esclusivamente matrici di pixel aventi un attributo di colore (come lo schermo del monitor o una immagine televisiva).

In un formato raster una singola linea è quindi memorizzata “accendendo” pixel adiacenti secondo la direzione della linea. Quindi l’immagine “sgranerà” in funzione della scala e della risoluzione.

 

E’ possibile effettuare una scansione di un disegno con uno scanner ed ottenere una immagine raster la cui risoluzione dipenderà dalla tecnologia dello scanner.

E’ possibile effettuare una vettorializzazione ovvero da una immagine raster possono essere individuati linee e pologoni e creare un file vettoriale (raster to vector)

E’ possibile in un sistema cad importare una immagine raster e usarla come sfondo per il tracciamento della rete (ma attenzione alla scala!)

In un sistema GIS possono essere importati livelli con dati raster e livelli con dati vettoriali e possono essere visualizzati contemporaneamente sempre se sono stati correttamente georeferenziati.

I sistemi Google Maps/Earth visualizzano mappe dinamiche fatte di dati raster (divise in tasselli quadrati detti tiles) e su questi riproducono dati vettoriali come le nostre mappe, i dati metereologici o negozi ed alberghi, ecc.

Cos'è un file KML/KMZ

Il KML è un linguaggio standard creato per gestire dati geospaziali principalmente nei programmi Google Maps e Google Earth, ma ormai utilizzato diffusamente ovunque.

Il file KML descrive gli elementi (punti, linee, poligoni) da visualizzare.

I file KML sono semplici file di testo che anche con Notepad possono essere aperti. A volte sono distribuiti come KMZ, che sono file ZIP compressi con estensione .kmz.

Un esempio di file KML è il seguente:

<?xml version=”1.0″ encoding=”UTF-8″?>
<kml xmlns=”http://earth.google.com/kml/2.0″>
<Placemark>
<description>New York City</description>
<name>New York City</name>
<Point>
<coordinates>-74.006393,40.714172,0</coordinates>
</Point>
</Placemark>
</kml>

Nel KML possono essere descritti elementi puntuali, lineari e areali ciascuno con una propria descrizione.

Con un unico file KML è dunque possibile descrivere un intero modello geometrico di rete, dove, ad esempio, si usano gli elementi lineari per descrivere le condotte, i collettori o i canali, si utilizzano gli elementi puntuali per descrivere pozzetti e vasche, mentre gli elementi areali possono essere utilizzati per descrivere aree colanti o di consumo.

Se per convenzione vengono inserite nella descrizione di ciascun elemento anche alcune caratteristiche dell’elemento stesso (ad esempio diametro, scabrezza) é possibile con un solo KML avere un modello geometrico della rete abbastanza completo.

L’unica particolarità di rilievo è che le coordinate di ciascun elemento sono espresse in coordinate geografiche latitudine e longitudine (WGS84).

Riepilogando è possibile entrare in possesso di un KML utilizzando Google Maps o Google Earth, creando le proprie mappe o accedendo a mappe già disponibili ed esportando in questo formato. L’esportazione in formato KML è anche disponibile in molti GIS o WebGIS ed in molte altre applicazioni.

Cos'è uno shapefile

Il formato Shapefile è un popolare formato vettoriale per GIS sviluppato dalla società ESRI (ArcView, ArcGIS, ecc) allo scopo di garantire l’interoperabilità con altri GIS. Lo potremmo definire il “dxf del GIS” perché è molto diffuso ed è compatibile praticamente con qualsiasi prodotto GIS.
Con il termine “shapefile” si indicano in realtà almeno tre file obbligatori con estensione .shp, .dbf, .shx ed altri opzionali di supporto:

-.shp – il file che conserva le geometrie (punti o linee o aree);
-.shx – il file che conserva l’indice delle geometrie;
-.dbf – il database degli attributi (che contiene informazioni riferite alla geometria).

I files che formano uno shapefile non sono leggibili direttamente con un editor di testo perché sono binari ed è sempre necessario avere una applicazione che li visualizza.

Ogni shapefile può contenere un solo tipo di geometria e pertanto volendo rappresentare il modello geometrico di una rete dovremmo avere a disposizione uno shapefile che contiene, ad esempio, le condotte, uno shapefile che contiene i pozzetti, etc.

Ogni shapefile in ambito GIS rappresenta un livello o feature che può essere attivo o disattivo.

Per fare un confronto con il cad ogni shapefile potrebbe rappresentare un layer in cui vi siamo geometrie di uno stesso tipo (ad esempio condotte), alle quali però possono essere associate ben precise caratteristiche (ad esempio diametro, scabrezza, etc.).

Lo shapefile di per sé non ha un sistema di coordinate assegnato, ma se fosse presente un file di estensione .prj allora lo shapefile risulterebbe georeferenziato, cioè avrebbe informazioni sul sistema di riferimento geografico adottato.

Riepilogando, è possibile entrare in possesso di uno shapefile (.shp,.shx,.dbf) esportando da un GIS o WebGIS (GIS sul web) un livello di dati (feature) in questo formato.

In cosa consiste la georeferenziazione?

Per georeferenziazione si intende l’attribuzione ad un dato di un’informazione relativa alla sua dislocazione geografica, espressa in un particolare sistema geodetico di riferimento.

La georeferenziazione è usata nei sistemi GIS ed è applicabile a qualsiasi informazione (ad esempio immagini raster o vettoriali) per consentire la loro sovrapposizione.

Tutte le immagini devono essere georeferenziate per poter essere sovrapponibili, e quindi utili alla fase di analisi e progettazione delle infrastrutture, soprattutto per verificare la loro interazione con altri elementi presenti sul territorio (strade, edifici, etc).

Durante la progettazione di una rete il sistema di riferimento adottato per la rappresentazione dei nodi e dei tratti può essere molto vario. Si può partire da schemi in coordinate locali, da rilievi commissionati ad hoc, da piani quotati forniti dal Comune, da cartografia regionale, etc.

Abitualmente nella progettazione di una rete si utilizza per il suo tracciamento un file cad sottostante e questo è più che sufficiente per completare il lavoro. Il problema si pone successivamente quando si vuole sovrapporre il risultato su di un GIS oppure semplicemente su Google Maps/Earth in tal caso occorre effettuare una georeferenziazione del risultato prodotto ovvero aggiungere al disegno le informazioni utili a stabilire univocamente le coordinate geografiche del disegno.

In questo modo il sistema GIS riuscirà ad effettuare quella che si chiama una proiezione ovvero trasformare il sistema di riferimento in cui si è effettuata la progettazione nel sistema di riferimento in cui si vuole visualizzare la mappa.

Non di rado negli ultimi anni con la presenza di strumenti come Google Maps/Earth (che visualizzano mappe dinamiche sufficientemente aggiornate) si vuole avere la possibilità di effettuare il tracciamento della rete direttamente da tali strumenti. In questo caso la geometria estratta sarà sicuramente georeferenziata, ma in coordinate geografiche WGS84 e pertanto per poter utilizzare la geometria nel proprio sistema cad occorrerà effettuare una trasformazione del sistema di riferimento in coordinate cartesiane ad esempio UTM. In tal caso si partirà da un approccio che già include una georeferenziazione.